Ogni volta che rietro in Cina, la voglia di passare al cinema è tanta.
Scoprire le novità, e vedere se c’è qualche bella commedia.
A place called silence 默杀
È luglio e l’estate offre poche novità e titoli forti, un po’ come da noi.
Ma trovo questo thriller, che mi ispira assai leggendo la trama. Diretto da Ke weli (柯汶利), con 王传君 che è il malvagio, 王圣迪 la giovane protagonista (già una parte importante in Post-truth).
Una giovane ragazza muta (王圣迪) viene bullizzata dalle compagne, il gruppo di bulle piano piano scompare. Sono tutte figlie di “famiglie per bene” quindi tutti si mobilitano inorriditi dalla storia torbida che scuote la scuola. Che fine hanno fatto?
Si scopre che il tuttofare della scuola (interpretato da 王传君 ) aveva anch’egli una figlia “speciale” che frequentava la scuola femmilie a direzione cristina. Ma sua figlia muore propria nell’edificio scolstico in sguito ad un incidente, e il direttore e l’insegnante principale tengono bene a dichiararlo un incidente colposo.
Succede che questa ragazzina speciale era molto amica della ragazzina muta, ed è proprio quest’ultima a consegnare al padre della vittima una registrazione su cellulare in cui si vedono le ultime ore di vita della ragazzina: il gruppo di bulle della scuola la spinge su un lucernario che all’improvviso cede, e lei cade nel vuoto.
Da allora scatta il piano di vendetta del padre per la figlia. E fin qui tutto bene, ma perché scompare anche la migliore amica della vittima che aveva consegnato le prove al padre di lei?
Si scopre che la madre della protagonista la picchiava poiché aveva scoperto che il nuovo compagno, non il padre biologico, l’aveva violentata che era solo una bambina e in uno scatto di ribellione la piccola, che all’epoca dellincidente aveva solo 9 anni, l’aveva ucciso nel bagno di casa. La madre all’epoca avrà chiamato la polizia? No, la madre ha ben pensato di seppellire il cadavere nell’orto condominiale che cura all’ultimo piano, dicendo da quel momento in poi a tutti che il compagno è partito per l’estero per lavoro. L’incidente domestico traumatizza la bambina che da allora decide di non parlare. Ecco la causa del mutismo, e la situaizone dalla quale la ragazzina vuole scappare per ceracare la sua libertà.
Una trama ingarbugliata, dove ci sono troppi elementi di “twist” a questa narrazione che dopo un’ora e mezza non mi faceva altro che guardare l’orologio.
Se il tema del bullismo poteva essere interessante, è stato trattato in maniera abbastanza stereotipata con le ragazze “in” della scuola che se la prendono con quella più “strana”. Mentre sarebbe stato più interessante soffermarsi sui legami famigliari, e le idee e preconcetti che gli adulti si fanno sui propri figli. Una distorsione totale.
Un altro punto interessante del film devo dire, era la caratterizzazione “di classe” che fuorisciva dai vari personaggi che frequentano madre e figlia: il bidello, la vicina anziana ficcanaso, la madre single, il padre vedovo, il preside, il docente-credente non così immacolato come predica. Aspetti interesanti che in qualche modo riflettono piccoli dettagli della società contemporanea.
The Successor 抓娃娃
Molto più interessante, almeno fino a un certo punto, è stato il film che non avevo minimamente intenzione di vedere, poiché temevo la solita commedia con morale (e infatti il finale è così), ma del quale ho comprato per sbaglio il biglietto The successor, in cinese 抓娃娃, diretto da Yan Fei e Peng Damo.
Qui ci sono due big star del panorama attoriale cinese: Ma Li (马丽) e Teng Shen (沈腾).
Ma Li e Teng Shen sono due genitori benestanti, quando a un certo punto si accorgono che il figlio sta crescendo nell’ozio coccolato dai nonni. Che fare? Decideono di dare una nuova educazione al figlio. Seguendo i consigli di una educatrice, la quale si inserisce nella famiglia come nonna materna, i due si fingono poveri e vanno a vivere in una vecchia casa con pochi mezzi; i vicini sono tutte comparse, e collaboratori del padre, muniti di auricolare per pedinare gli spostamenti del bambino quando non è a casa. Tutte le persone che frequentano la famiglia sono istruite per “instradare” il giovane ragazzo sulla “retta via”, sottoponendogli quesiti di matematica, economia, risparmio, e sottoponendolo a prove di rettitudine e altruismo. Il ragazzo cresce nel suo privato Trumanshow, finché un giorno, ormai adolescente in procinto di sostenere il goakao, inizia ad avere delle allucinazioni.
Un giorno vede la nonna materna, che ha sempre visto sulla sedia a rotelle, giocare a basket con degli amci; oppure entra in camera della madre e non la trova, se non che lei poco dopo esce da lì, sbuca da un passaggio segreto che porta alla camera di controllo.
Il ragazzo in un primo mometno sembra farsi convinvere dai genitori, i quali sostengono che sia la pressione del gaokao, l’esame di maturità, a fargli avere queste “allucinazioni”.
Ma lui senza farsi notare, osserva quello che accade in casa, e va in cerca della verità. Morale della favola: dopo aver scoperto tutti, si ribella ai genitori e abbandona l’esame di maturità per seguire la sua strada e diventare un podista professionista.
I genitori in un pirmo momento si vergognano, pensano di aver fallito, ci rimangono male, finché non lo vedono corrre in TV , e allora capiscono che il figlio ha fatto bene a seguire la prorpia strade e che “ce l’ha fatta”. Tornanti nella loro reggia lussuosa sorseggiano champagne e seguono le glori del figlio.
Insomma anche qui un finale un po’ semplicistico e certamente a lieto fine.
Viste le tante pressioni che nella società contemporanea i genitori mettono ai figli, far fare tante lezioni extrascolastiche per entrare nelle migliori universtià del paese, questa dell’educazione è certamente una tematica interessante e scottante. E se invece il proprio figlio/a volesse “semplicemente” fare il barista? O il parrucchiere? Senza diventare famoso né ricco?
Domande che questo film non ha preso minimamente in considerazione.
Nonstante la supercficialità, un film divertente e godibile. Meglio del thriller di cui sopra.