I film di animazione cinesi sono poco conosciuti da noi. In passato avevo scritto del film Nezha che aveva incediato i botteghini o di Big Fish e Begonia entrambe le storia incentrate su storie della tradizione cinese.

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Ma negli anni si è hanno fatto strada un outsider (come lui stesso si definisce 门外汉) che è giunto fino alla Berlinale: Liu Jian (刘建). Liu Jian è uscito con due film Piercing I (刺痛我) e Have a nice day (好极了).

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Liu Jian si laurea all’Università di Belle arti di Nanchino nel 1993, dopo gli studi continua in ambito artistico a fare foto e dipingere. Nel 2007 decide di fare un film di animazione, ma non sapeva nulla a riguardo.

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All’epoca pensava di trovare un gruppo con cui lavorare a “Peircing I” ma poi si è accordo che il suo stile è abbastanza particolare e personale, quindi non era così facile lavorare con altro. Poi piano piano inizia a realizzare un disegno dopo l’altro, e finisce per farlo tutto lui. Per realizzare il lungo ha superato non poche difficoltà date dalla “lingua dell’animazione”. Come lo stesso regista ammette all’inizio era difficoltoso, ad esempio, anche solo far capire come far muovere, dare l’idea di movimento nell’animazione. Per questo si è messo in gioco in prima persona, e si è fatto la sua gavetta potremmo dire.

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Come Liu Jian riferisce, quando lavorava a Piercing I, dopo aver completato 3 minuti di animazione ne fa vedere un campione al direttore del festival di animazione, che dopo averlo visto lo invita nel 2009. Fu per Liu Jian un grosso aiuto, dopo aver fato la première in Olanda, altri festival lo invitano nei successivi anni e il film gira tantissimo.

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Ci mette tre anni a realizzarlo, poiché completamente da solo, nonostante l’enorme mole di lavoro, dichiara che per lui è stata una fortuna poter lavorare per 3 anni a una cosa che gli piace. Inoltre diversi amici lo hanno aiutato, chi solo dandogli sostegno morale chi facendo qualcosa per il film.

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Un particolare interessante riguarda il doppiaggio. Inizialmente Liu Jian aveva chiesto a dei professionisti di occuparsene, ma quando ha ricevuto il risultato non gli piaceva poiché lo sentiva non “vero” e non corrispondeva all’idea che aveva del film. Così ha chiesto a degli amici artisti di fare il doppiaggio, poiché voleva che dicessero le battute come se le dicessero nella vita reale.

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Per il suo secondo film “Have a nice day” ha lavorato in maniera simile. L’accento dei diversi personaggi è fortemente caratteristico. Lo stile visivo è lo stesso del primo film, ma molto più pulito e nettamente migliorato. È cresciuto notevolmente stilisticamente, ed ha un punto di vista ancora fresco.

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Liu Jian, pittore e regista

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In entrambi i film racconta una Cina ai margini, ma forse quella più di massa. Persone mosse da moventi piccoli, moventi materiali, evanescenti, come le loro vite. Storie in cui le emozioni, i respiri dei personaggi, le pause, i desideri, le paure, i sentimenti sono i cardini narrativi. Atmosfere cupe, splatter, capaci di mettere una lente di ingrandimento sull’ordinario.

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