La regista Jia Ling (贾玲)
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Lo scorso capodanno cinese il film della regista Jia Ling (贾玲) intitolato Hi, Mom (你好,李焕英) è stato il primo al box office e si è fatto notare anche nel resto del mondo. Il suo contendente al botteghino è stato Detective Chinatown (唐人街探案3) del regista Chen Sicheng (陈思诚), che però ha un po’ sofferto per un uso del linguaggio maschilista.
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Le registe donne della Cina si stanno facendo sempre più notare, non ultima Chloe Zhao che ha vinto l’Oscar quest’anno.
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A partire dalla terza generazione fino alla sesta generazione, le registe cinesi piano piano si sono imposte nel panorama cinematografico. Appartenente alla Terza generazione, Wang Ping (王苹, 1916-1190) considerata la prima regista della Nuova Cina, sebbene i suoi film siano ancora incentrati sui macroeventi, tuttavia riesce a ritrarre i moti interiori che attraversano i suoi personaggi.
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Nel film La storia del villagio Liubao (柳堡的故事) parla di un soldato durante la guerra di resistenza che ha una storia d’amore, così come in L’inarrestabile eterna onda elettrica (永不消逝的电波) ritirare le emozioni dei personaggi.
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Nella Quarta generazione, c’è un panorama femminile più ampio che ha portato anche un contributo nella ricerca e nella teoria cinematografica. Spicca la figura della regista di origine mongola Nuanxing Zhang (张暖忻 1940-1995) con titoli quali The drive to Win (沙鸥, 1981), Gioventù sacrificata (青春祭, 1985), la quale ha scritto insieme al marito Li Tuo Sulla modernizzazione del linguaggio cinematografico (谈电影语言的现代化).
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Le registe prediligono uno stile più realistico, come Wang Haowei (王好为1940-) definita la versione femminile di Lao She (celebre intellettuale noto per la sua letteratura realista), si focalizza soprattutto sulla vita famigliare come in Questa famiglia (瞧这一家子1979), Via Zixhao (夕照街, 1982) o Divorzio (离婚, 1992).
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Un’altra regista è Shujun Shi (史蜀君1939-2016) con i suoi film: Il dormitorio femminile (女大学生宿舍1983), la storia di studentesse provenienti da famiglia di ceto diverso, ma che crescono insieme, un racconto che per la prima volta infrange i tabù dell’educazione famigliare. Le collegiali sperdute (失踪的女中学生1986) un film incentrato sugli amori e dissapori della gioventù; La morte di un’universitaria (1992 女大学生之死) un attacco verso la società e il freddo volto e l’ipocrisia del mondo.
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Oltre all’elevazione del realismo, ciò che emerge con le registe della quarta generazione è l’ingresso del pensiero femminile, e qui occorre citare Woman, Demon, Human人 鬼 情 (1987) della regista Huang Shuqin (黄蜀芹1939-, nata a Shanghai) considerato la versione femminile del più celebre Addio mia Concubina di Chen Kaige (1993 Palma d’Oro a Cannes). Il film di Huang racconta la crescita di una giovane artista di opera, il suo percorso di scoperta di sé, le sue lotte, il vuoto del mondo artistico, il suo spirito guerriero, tutto dal punto di vista femminile con alle spalle una Cina che va dagli anni Cinquanta fin dopo la Rivoluzione Culturale.
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Arriviamo alle registe della Quinta generazione, la cultura locale diventa il punto focale della narrazione. Peng Xiaolian (1953-2019), regista dello Hunan che aveva frequentato la Beijing Film Academy insieme a Cheng Kaige, Tian Zhuangzhuang e Li Shaohong. La regista usa la città perla d’Oriente per le sue opere compiendo la conosciuta “trilogia di Shanghai”: Fingendo di non sentire nulla (2002 假装没感觉), La bella Shanghai (美丽上海 2005) e La Rumba di Shanghai (上海伦巴 2006). I primi due narrano le relazioni intergenerazionali di tre generazioni di donne, Shanghai Story ha vinto il Golden Roster Award battendo i pronostici de La foresta dei pugnali volanti di Zhang Yimou, Invece, l’ultimo traccia il sogno di luci ed ombre di Shanghai. Vi è poi la regista della regione mongola Mai Lisi (麦丽丝 1953-) che racconta storie più etniche, come nel film The Sorrow of Brooke Steppe (1995 悲情布鲁克) in cui c’è una bellissima scena di cavallerizzi mongoli che fanno i “cavalli ubriachi”.
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La più importante regista della Quinta generazione è senz’altro Li Shaohong (麦丽丝 1955), nata a Suzhou e cresciuta a Pechino, Orso d’Oro a Berlino per Blush (红粉) nel 1995. Ciò che è importante menzionare è che i suoi lavori sono legati alle lotte padre-figlio dei registi uomini.
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In Mattinata di sangue (1990 血色清晨) da un punto di vista macro, critica e attacca il sistema feudale cinese e sublima le difficoltà umane fino all’apice; su un piano più ravvicinato, affronta un caso di omicidio in cui si affrontano tematiche vicine a quelle che stava affrontando la società cinese: matrimoni combinati, disparità uomo-donna, la deferenza gerarchica. Inoltre, sul piano tecnico il fatto che adotti un tipo di narrazione non lineare è un’altra caratteristica molto interessante.
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I conflitti intergenerazionali sono contenuti anche nei lavori di Li Shaohong come in Family Portrait (1992 四十不惑) in cui si parla della storia di un padre e che scopre di avere un figlio, oppure nel già menzionato Blush, storia ambientata nella Cina della post-liberazione in cui si narra la storia di rieducazione di alcune prostitute, pellicola tratta da un racconto di Su Tong.
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Arriviamo ora alle registe della Sesta generazione. Nel far conoscere i sentimenti umani al grande pubblico, le registe taiwanesi e di Hong Kong sono più utili da menzione.
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Negli anni ’70 troviamo The Arch della regista di Hong Kong Tang Shuxuan 唐书璇 (大夫人) la quale sembra pennellare l’esistenzialismo e il punto di vista femminile in una storia del passato, ma all’avanguardia.
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Inseguito la portabandiera dell’avanguardia Hongkongonese è la regista Ann Hui (許鞍華 1947/) la quale fa ampio uso della tecnica nei suoi primi film quali Quella pazza rapina (瘋劫 1979) e Ordinary Heroes (千言万语 1999), in seguito si concentra di più sulle relazioni interprersonali come in Summer snow (女人四十 1995), July Rapsodhy (男人四十 2002) e Eighteen Springs (半生緣1997, basato sul romanzo di Eileen Chang Love in a fallen city del 1984), A Simple Life (桃姐 2011) e The Way we are (天水圍的日與夜 2008).
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Per quanto riguarda Taiwan, la regista più nota è certamente Sylvia Chang (张艾嘉 1953) la quale nel 1995 ha scritto e diretto Girls fishing (少女小渔 1995) in cui narra la storia di un immigrata irregolare negli Stati Uniti. Successivamente ha anche diretto e interpretato il film 20 30 40 L’età delle donne (2004) in competizione a Berlino. Nel 2017 dirige e interpreta Love Education (相爱相亲), con co-star Tian Zhuangzhuang e Wu Yanshu, in cui la descrizione dei rapporti tra donne di 3 generazioni e la naturalezza della vita raccontata sono marchio dell’eccellente crescita della regista.
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Nell’epoca post-millennio, la personalità delle registe diventa sempre più forte. Troviamo la “trilogia di Pechino” di Ning Ying (宁瀛, 1959-), opere dalle forti tinte di critica umana e alla vita.
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Poi c’è Xu Jinglei (徐静蕾, 1974-) una regista di ancora altro tipo che con i suoi film Papà ed io (我和爸爸 2003) e Lettera da una sconosciuta (一个陌生女人的来信 2004) conserva l’ultimo barlume di femminismo. In seguito si sviluppa un mercato più indipendente, che porta ad altre strade.
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